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Non è una cassanata

novembre 3, 2009

“Qui si sono abituati troppo bene. Si sono abituati a mangiare la Nutella e appena devono mangiare un po’ di merda si comportano in questa maniera”.

Sì. Forse poteva evitare di dire Nutella, facendo uno spot gratuito alla più nota crema spalmabile al cacao. E vabbé, poteva anche evitare di dire le parolacce. Ma non è il caso di strapparsi tanto le vesti. In fin dei conti quando Mourinho non è un pirla è un genio, e quando Lippi dice ai giornalisti che lui si è rotto, è un signore a cui i cronisti rispondono con un sorriso sussiegoso. Solo due persone non possono essere coprolalici: Diego Armando Maradona (“Succhiatemelo”, a tua sorella dovevano rispondergli) e Antonio Cassano. Il prodigioso e imprevedibile giocoliere delle Puglie non può sgarrare di un millimetro. Se lo fa, commette una cassanata, acuto neologismo divenuto etichetta semplicistica. Se sgarra “allora vedi che Lippi ha ragione”.  Resta il fatto che, anche se ha ragione lui, Lippi non ne rivendica il merito, perché spiegazioni ai comuni mortali il Paul Newman della Versilia non ne fornisce, lui parla solo sul campo.

E in ogni caso è da chiarire che la piazzata di Cassano dopo Sampdoria-Bari non è archiviabile come cassanata. Fantantonio ha espresso un pensiero di una saggezza pari a quella sciorinata da Fabio Capello, il quale giorni fa ha detto un’ovvietà (“In Italia comandano gli ultras: non dovevano entrare gli striscioni, tante cose non dovevano essere fatte ma vedo che continuano ad essere fatte. Qui da noi ci sono le leggi e non vengono applicate”) e poco ci mancava che gli davano del coglione (“Capello dia un’occhiatina anche agli hooligans. Forse è fermo a qualche anno fa, perchè mi sembra che la situazione in Italia stia decisamente migliorando” rispose sprezzante il vice presidente del Cio Mario Pescante). Cassano, che sta guidando la Sampdoria attualmente – e sorprendentemente –  classificata seconda in campionato insieme alla strombazzata Juventus, fa bene a scandalizzarsi e a ribellarsi di fronte ad un pubblico distratto e spesso incompetente, che si ricorda dei suoi idoli solo per brindare quando portano a casa un trofeo o per fischiare quando sbagliano un passaggio su mille. “Teste di cazzo, fino a sei anni fa eravate in serie B”, questa sarebbe stata una cassanata.  Invece no. Cassano ha acutamente declinato gli aggettivi “incostante” e “viziato” ribaltandoli sul pubblico.

Sull’ingratitudine del tifoso potete peraltro chiedere a Maldini. Però, diversamente dal Milan, la società Sampdoria si è immediatamente stretta attorno al suo giocatore. “Mi sa che abbiamo abituato questi tifosi un po’ troppo bene, fischiarci nel momento in cui siamo al secondo posto non ha molto senso” ha affermato Luigi Delneri e Beppe Marotta ha preso netta posizione: “Cassano ha esposto in maniera lucida quanto avesse dentro, ha voluto rimarcare quanto ci volesse più consenso per il secondo posto dietro l’Inter e dal punto di vista personale non ha gradito i mugugni arrivati da qualche parte dello stadio, dai distinti in particolare”. Capello, sicuramente, annuisce.